giovedì 25 ottobre 2012

Tra l'incudine e il martello


Scrivo e parlo a nome dell’intera A.S.D. A’ssud Rugby Division, per dire che: Trovarsi tra l’incudine e il martello non è mai piacevole, ancor meno quando a trovarsi in una tale situazione sono dei ragazzi d’età  compresa tra i 14 e i 19 anni animati dalla voglia, dallo spirito e dall’entusiasmo di giocare a un gioco che non sia il calcio, fuggendo in tal modo tutta quell’impalcatura di illusioni costruite ad arte dal main-stream comunicativo, che le stesse famiglie continuano però imperterrite a sostenere.

Care famiglie, i vostri figli probabilmente non diventeranno mai dei milionari e personalmente mi auguro profondamente che non lo diventino mai giocando a calcio, dal momento che sarebbero costretti a smettere di essere se stessi, per assumere la funzione di cavia nella mani di una finanza sempre più sporca di soldi da ripulire e di case farmaceutiche senza scrupoli pronte a sperimentare di tutto ... sulla loro pelle, poiché questo è il prezzo da pagare per sostenere tutta la mole di prestazioni sovrumane che vengono richieste ai giocatori di calcio per diventare milionari. E allora perché non provare, in alternativa, a diventare “[…] uomini-atleti che sappiano competere ai massimi livelli sportivi […] capaci di reagire positivamente sotto pressione ad ogni situazione della vita […]", giocando a Rugby?

Il problema è che però anche per poter imparare a giocare a Rugby sarebbe molto utile poter avere dalla propria parte delle istituzioni capaci di voler dare le dovute, cortesi risposte a tutta una serie di lecite e ripetute domande, inerenti l’utilizzo delle strutture sportive comunali che pur ci sono, qui a Lavello (PZ), ma che a quanto pare sembrerebbero essere, stando alle risposte tutt'altro che cortesi, di esclusiva proprietà calcistica, pur essendo il terreno di gioco di un campo da calcio del tutto identico per dimensioni a quello di un campo da Rugby.

Certo bisognerà di tanto in tanto ritracciarlo e sostituire delle porte verso cui calciare un pallone, con dei pali ad H oltre i quali spingere un ovale, ma per questo credo sia sufficiente anche solo un po’ di buona volontà, più che ragguardevoli finanze, che potrebbero essere per altro facilmente sottratte ad inutili rappresentazioni che, nel tentativo di continuare a “coltivare” la memoria mummificata di un tempo passato duro a morire, “mietono” vittime sacrificali, che continuano ad essere lanciate verso i viaggi senza ritorno di una sempre più improbabile speranza, immolate sull’altare del “tutto cambi perché nulla cambi”.

Ecco dunque che anche dalle nostre parti a supplire tale mancanza, come accade spesso, troppo spesso in Italia, c’è la Chiesa, che però non fa nulla “Gratis et amore Dei”, pur potendo e forse soprattutto dovendolo fare, data la missione che dovrebbe contraddistinguerla. Ma a quanto pare le direttive dello I.O.R. sono più convincenti e restrittive di qualunque altra forma di rispetto per l’essere umano e la sua crescita spirituale, oltre che civile, di cui dovrebbero occuparsi proprio quelle istituzioni che vengono invece puntualmente meno.

Ad ogni modo, a noi tutto sommato è andata comunque abbastanza bene, dal momento che a supplire tale assenza istituzionale è stata proprio la Chiesa con le sue strutture e non altre organizzazioni molto meno docili e fortemente condizionanti con le loro storture, che le Istituzioni con la loro assenza e la loro incompetenza non fanno altro che continuare ad alimentare.

Speriamo solo che, dalle nostre parti, si possa continuare a contare sulle strutture della Chiesa, più che sulle storture di altri … per poter liberamente continuare a giocare a Rugby, facendo sì che non sia la provincia a mortificare la nostra intelligenza, ma la nostra intelligenza a trasformare la provincia in una permeabile tessera di quel mosaico globale che chiamiamo Mondo, degna di potere essere vissuta … da tutti!
                                    
Cordialmente
Pasquale Manella

1 commento:

  1. per me puoi mandarla seriamente a qualche giornale che la publica, tanto per smuovere qualcosa o di buono o di brutto l'importante è che se ne parli.

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